I mattoncini delle bambine

Lego conferma la vocazione civica per un brand ad alto impatto sociale.

Paolo Iabichino
4 min readMar 8, 2021
La campagna ‘What it is is beautiful’ di Lego, lanciata nel 1981

Sono passati oltre quarant’anni da una famosa campagna con cui Lego promuoveva le sue scatole di mattoncini, giocando con il potere dell’immaginazione, da sempre dominio della fantasia infantile.

“E per la Giornata Internazionale della Donna Lego ha deciso di riproporla per celebrare le abilità, gli interessi e il potenziale creativo della prossima generazione di leader femminili”. (Fonte: Brand News)

L’home page del sito aziendale presenta subito il patto di relazione con i genitori:

“Our future includes everyone: at the LEGO Group, we believe children are our role models. We look to them for inspiration every day and want to help them break down gender stereotypes and create opportunities for everyone. We must continue to play our part in building a more inclusive world, starting with our own organisation”.

E propone un’attività di comunicazione che stabilisce una connessione fortemente empatica con il proprio pubblico di riferimento.

E la cosa sembra proprio uscire dai canoni stucchevoli che da sempre la giornata dell’8 marzo riserva al target femminile, proprio perché Lego non ha nulla da celebrare, se non il proprio impegno messo in pratica da un accordo di lungo periodo con un progetto di empowerment voluto insieme alle Nazioni Unite.

https://www.lego.com/it-it/aboutus/future-builders/Womens-Empowerment-Principles

L’iniziativa assume quindi il carattere di una chiamata all’azione per tutte quelle famiglie che possono usare la celebre campagna del 1981, per attualizzarne il messaggio e rispondere concretamente ai risultati dell’ultima ricerca Lego Play Well Study.

Il 73% dei genitori crede che le differenze di genere siano guidate più dalle aspettative della società che dalla biologia. Molti bambini cercano di sfidare positivamente gli stereotipi di genere nella società, e l’azienda si impegna a sostenerli e a creare una forza lavoro sempre più inclusiva e diversificata, che sia all’altezza dei loro ideali e aspettative.

Julia Goldin, Global Chief Product and Marketing Officer del Gruppo LEGO porta avanti da anni la sua personalissima sfida sui temi a forte impatto sociale e la storia più recente della marca è a dimostrarci che un Civic Brand è capace di scrivere ogni volta una pagina nuova sulle macerie di un immaginario che finalmente possiamo ricostruire in forma nuova.

Quaranta anni dopo i genitori possono inviare sulla piattaforma le foto dei propri bambini con le loro creazioni di mattoncini, insieme ad alcune parole che ne descrivano l’approccio creativo. Riceveranno via email un poster, nello stile della pubblicità anni ’80, pronto per essere esposto o condiviso.

Il progetto del Gruppo Lego vuole incoraggiare e sostenere le bambine a diventare punti di riferimento, modelli da imitare e artefici di un cambiamento nel futuro — qualunque siano i loro interessi, passioni o aspirazioni di carriera. E anche questa volta sostiene il suo posizionamento con la scelta di schierarsi dentro le tensioni culturali più urgenti.

È una lezione importante, per chiunque faccia questo lavoro.

Pensateci anche a Natale, tutte le volte che dentro un negozio di giocattoli vedete ancora i soldatini per lui e gli aspirapolvere per lei. Pensateci a Pasqua, quando le uova sugli scaffali si colorano di rosa e azzurro per segnalare le sorpresine di genere. E ovviamente pensateci oggi che vi ritroverete immersi in un fiume di melassa retorica color giallo mimosa, per ammantarci tutti di questa celebrazione, fatta di elemosine e buoni sconto da esibire dentro i cartelli vetrina e i coupon dei nostri e-commerce.

È bene guardare per bene dentro i consigli di amministrazione, prima di fare dell’8 marzo la bandiera delle scelte inclusive. Ed è utilissimo mettere a confronto gli stipendi dei manager e delle manager, prima di sperperare i GRP di oggi con l’ennesima dichiarazione ad alto tasso di emotività e pochissimo agita per dare concretezza alla scrittura pubblicitaria.

Perché lo scrivere civile non è un gioco, ma si può giocare in maniera serissima.

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Paolo Iabichino

Se vuoi seguirmi fai pure, ma sappi che non conosco la strada.